Passa alla pagina
Il sacro rito della pausa Caffè: distributore, cialde o bar?

Il sacro rito della pausa Caffè: distributore, cialde o bar?

Tutte le mattine, in ogni ufficio d’Italia, la stessa domanda: nessuno resiste all’aroma della bevanda più bevuta al mondo!

Macchiato, lungo o ristretto? Con o senza zucchero? E dopo le domande di rito e il classico “bip” che annuncia la selezione del prodotto, il momento più amato nelle aziende di tutto il bel paese ha inizio! Un dubbio però rimane: perché molte persone continuano a preferire il caffè servito nei bar rispetto a quello dei distributori automatici o in cialde?

I principali blog di settore elencano tra le cause di questo disagio diversi motivi, così riassumibili:

  • la qualità della materia prima, mai veramente percepita;
  • l’igiene degli apparecchi e la sua manutenzione;
  • i preconcetti favoriti dalla scarsa informazione.

 

Analizziamo in dettaglio ogni punto.

La maggior parte dei distributori automatici sono gestiti da colossi della produzione mondiale:  sarà banale da dire, ma la qualità degli ingredienti e il corretto funzionamento degli apparecchi risulta spesso più monitorata in questi casi. Sono una prova di questo le etichette alimentari, che dovrebbero comparire obbligatoriamente su ogni apparecchio e che solitamente riportano solo la dicitura “caffè e acqua”. Perché quindi tante perplessità? I chicchivengono ormai da quarantanni macinati sul momento e questo previene quasi totalmente l’utilizzo di miscele solubili. I dubbi paiono quindi nascere dalla quantità di polvere utilizzata o dalla qualità del chicco: difficile però constatare tanta differenza tra quest’ultimi e quelli utilizzati dai tanti bar delle città.

I preconcetti e la psicologia umana sembrano in questo caso fare da padroni: i distributori automatici sono chiusi, e non vedendo esattamente cosa c’è all’interno e cosa succede al momento dell’erogazione, i dilemmi ci assalgono. La vera differenza la fa invece la qualità della manutenzione e l’utilizzo di apparecchiature in grado di garantire l’efficacia dei processi igienizzanti. Dovremmo sempre accertarci (cosa che fanno ben pochi uffici, spesso per mancanza di tempo) che il tecnico addetto alla manutenzione si presenti alla nostra porta e compia queste operazioni di routine igienica secondo le indicazioni dei produttori di bevande, che certificano fabbricazione e conservazione della materia prima e della macchina. Altro dubbio riguarda la bontà del classico caffè espresso che il distributore automatico ci propone: il bicchierino di plastica fa percepire il caffè spesso più lungo di quello del bar o comunque con un sapore diverso. Per ovviare al problema, molte aziende si sono dotate di distributori a cialda o a capsula, ritenendoli più pratici e di maggior qualità. In questo modo si rende più simile a quello del bar il caffè degli apparecchi automatici.

Il distributore resiste

Nonostante le tante incertezze, la maggior parte delle aziende continua a preferire il distributore automatico. Ed i perché sono da ricercarsi nei fattori sociali: il distributore crea spesso un luogo parallelo dove le interazioni tra i colleghi emergono più che fianco a fianco in una scrivania. Come tante ricerche hanno dimostrato, i sorrisi da area relax rinfrancano gli animi e gli aromi e sapori risvegliano i sensi offuscati dalla fatica e dalla concentrazione. E anche se negli anni le abitudini sono cambiate e le tante offerte di mercato hanno creato parecchia diversificazione, la pausa caffè non è mai passata di moda. Nessuno può rinunciare a questo momento di puro relax: lunga vita alla pausa caffè!

Articolo precedente Conservare il caffè: metodi e consigli

Lascia un commento

Tutti i commenti devono prima essere approvati da un moderatore

*Campi obbligatori